Si avvisa la gentile clientela che per questioni tecniche e organizzative i ritiri dei campioni d’acqua vengono concentrati in un unico giorno della settimana (il lunedì) e fino al raggiungimento del numero massimo di campioni analizzabili.
Il radon è un gas radioattivo naturale che si genera spontaneamente nel terreno e nelle rocce in seguito al normale decadimento dell’Uranio. A differenza di altri gas, il radon è inodore e insapore, pertanto non è possibile avvertirne la presenza, se non con un’analisi specifica.
Il gas radon è la sorgente più importante di radiazioni negli edifici, dove può rimanere “imprigionato” a causa di porte e infissi a tenuta stagna o di pareti non traspiranti.
Effetti sulla salute
Il rischio da contaminazione deriva dall’accumulo in concentrazioni elevate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come la seconda causa di tumore al polmone, dopo il fumo di sigaretta; quando respirato infatti può venire a contatto con il tessuto polmonare, danneggiandone le cellule.
Ambienti maggiormente a rischio
Il radon è un gas che si diffonde molto facilmente nell’aria. Viene emesso principalmente dal suolo, oltre che da alcuni materiali da costruzione. La concentrazione di tale gas nelle diverse zone dipende quindi dalla composizione delle rocce del terreno e dal conseguente rilascio di Uranio. All’aperto questo gas si disperde molto velocemente, soprattutto in presenza di vento.
Il problema sorge quando il radon penetra in ambienti chiusi (case, uffici, negozi…) dove è più difficile liberarsene. Gli ambienti più a rischio sono taverne, cantine, i locali interrati o seminterrati e gli appartamenti posti ai piani più bassi.
La normativa
Attualmente non esiste una normativa italiana per la protezione dall’esposizione al radon nelle abitazioni. L’elaborazione di una proposta normativa è prevista dal piano Piano Nazionale Radon (PNR).
Esiste tuttavia una nuova direttiva europea 2013/59/Euratom, in materia di protezione dalle radiazioni ionizzanti che fissa a 300 Bq/m3 il livello massimo concentrazione di radon all’interno degli ambienti chiusi.
Lo stesso valore soglia è stato identificato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’International Commission for Radiological Protection e la International Atomic Energy Agency (IAEA).
Esiste invece una normativa riguardante la protezione dall’esposizione al radon nei luoghi di lavoro e nelle scuole entrata in vigore nel 2001 con il D.Lgs 241/00.
Il Decreto impone agli esercenti l’obbligo di effettuare ogni anno la misurazione della concentrazione di gas radon nei luoghi di lavoro sotterranei( tunnel, gallerie…) e a rischio.
Nel caso in cui la concentrazione media annuale di gas radon nei luoghi di lavoro e nelle scuole superi la soglia massima di 500 Bq/m3, dovranno essere messe in atto misure di intervento per ridurre la concentrazione e dovrà essersene valutata l’efficacia per almeno 3 anni. La stessa normativa identifica inoltre a 400Bq/m3 una soglia d’allerta che se superata impone l’obbligo di misurare annualmente i livelli di radon.
Come misurare la concentrazione di radon nei locali chiusi
Non è possibile avere una stima affidabile della concentrazione di gas radon all’interno di un edificio basandosi sulla conoscenza dei fattori che la determinano: natura del terreno, caratteristiche costruttive.
È possibile misurare la concentrazione di radon tramite l’utilizzo di appositi strumenti in grado di restituire valori precisi. I dati dovranno essere comunque interpretai da un esperto.
Cosa fare in caso di alte concentrazioni di radon.
È possibile definire strategie per abbassarne i livelli di gas radon che variano a seconda delle concentrazioni all’interno di un locale.
Nella maggior parte dei casi sarà sufficiente garantire un sufficiente ricambio d’aria, eventualmente aiutandosi con l’uso di ventilatori o condizionatori. Solo nei casi più gravi saranno consigliati interventi strutturali che ridurranno l’esposizione a questo gas.