Batteri nel ghiaccio alimentare, scopriamo come prevenire la contaminazione.

Nel mese di gennaio una partita di ghiaccio tritato destinato alla produzione di cocktail è stata richiamata da parte del Ministero della Salute a causa di una conta batterica che superava i limiti previsti. Il lotto in questione è stato prontamente ritirato dal mercato e per questo motivo non si sono verificati danni.

Le conseguenze per chi ingerisce ghiaccio contaminato da batteri si limitano generalmente a gastroenteriti lievi, accompagnate da febbre e malessere, ma per soggetti più fragili le conseguenze possono essere più gravi e possono portare al ricovero.

Batteri come Escherichia coli, batteri coliformi ed enterococchi, sono in grado di conservarsi e sopravvivere a temperature estremamente basse. Quando il ghiaccio inizia a sciogliersi questi vengono rilasciati all’interno delle bevande e nei cibi.

Le fonti di contaminazione possono essere diverse. La principale e più comune è l’acqua che viene utilizzata per la produzione del ghiaccio. In questo caso la contaminazione può avvenire a livello delle tubature. Il calcare, eventuali infiltrazioni e i ristagni sono in grado di favorire la crescita e la proliferazione dei batteri all’interno dell’acqua della rete idrica degli stabili. Per questi motivi un regolare controllo dell’acqua è sempre consigliato.

I batteri inoltre possono trovarsi all’interno degli stessi contenitori per la preparazione e degli apparecchi per la triturazione e l’erogazione del ghiaccio che devono sempre essere puliti a dovere. Lo stesso vale per i frigoriferi provvisti di preparatore automatico di ghiaccio che andrebbero attentamente sottoposti a procedure di manutenzione e sanitizzazione dell’apparecchio, comunemente riportate nei libretti di istruzioni.

Inoltre, nel caso in cui si voglia approfondire e valutare con maggior sicurezza la qualità dell’acqua ma anche del ghiaccio prodotto, è sempre possibile effettuare delle semplici analisi chimico-microbiologiche presso laboratori specializzati.